lunedì 21 novembre 2011
bowling!
abiaomo scorpeto il bowling che ci piace molto siamo andati giuolio gabriele thomas matteo e florin nikolas e thomas aveva paura che il panda di non arivasi alla destinazione e si romperasi prima di partire da bowlng che non funzionava le luci della machina. adeso abiamo dovuto di cambiare la pista che siera blocato tutto abiamo dovuto di cambiare la pista gabriele ha fato 2 e straica di ponda e giulio ha 1 straica e thomas che caduto sulla pista da buowling 2 e volte e caduto e nikolas si e divertito con noi e abiamo fato più punti di solito e matteo ha fato 1 straica abiamo bevuto tutti la coca cola tutti quanti e abiamo mangiato 2 volte le patatine ho fato anchio uno staraica alla fine la clasifica avisto gabriele aha vincere davanti ha giulio, matteo, florin, thomas e nikolas. prima di natale faremo un altra partita .
mercoledì 21 settembre 2011
moto e motoseghe...di epoca
ecuci di nuovo qua a distanza di un mese e mezo a racontare le nostre gite!
questa volta paleremo di un uscita con gabriele e iuri: abiamo deciso di fare un giro panoramico ragiungedo sauris da prato carnico. non contenti della lungheza di percorso abiamo deciso di alungare il percorso rarugendosi saurisa atraverso il paso pura ; da qusta strada siamo arivati driti sopra la diga di sauris dove abiamo fato le immancambili foto. dopo di che sosta dasauris di sopra, ci siamo direti verso forcela lavardet e dali siamo sciesi a prato carnico. nella scuola di prato abiamo visitato la monstra delle moto e delle motoseghe di epoca; siamo stati a facinati delli ogeti esposti, tra vespa anni 50, moto guzi di anni 30 e motoseghe suedesi ed americane. dopo ave sosrvato acuratamente il materiale osposto, ci siamo direti verso casa, un po stache per un puo caldo ma contenti della pomerigiu trascorso in sieme.
questa volta paleremo di un uscita con gabriele e iuri: abiamo deciso di fare un giro panoramico ragiungedo sauris da prato carnico. non contenti della lungheza di percorso abiamo deciso di alungare il percorso rarugendosi saurisa atraverso il paso pura ; da qusta strada siamo arivati driti sopra la diga di sauris dove abiamo fato le immancambili foto. dopo di che sosta dasauris di sopra, ci siamo direti verso forcela lavardet e dali siamo sciesi a prato carnico. nella scuola di prato abiamo visitato la monstra delle moto e delle motoseghe di epoca; siamo stati a facinati delli ogeti esposti, tra vespa anni 50, moto guzi di anni 30 e motoseghe suedesi ed americane. dopo ave sosrvato acuratamente il materiale osposto, ci siamo direti verso casa, un po stache per un puo caldo ma contenti della pomerigiu trascorso in sieme.
giovedì 11 agosto 2011
Forni di Sotto!
Questa volta ci siamo avventurati fino a Forni di Sotto per vedere uno dei posti che mancavano alla nostra collezione. Il tragitto è piuttosto lungo e così ci serve quasi un'ora di tempo per arrivare, ma la strada, fatta con calma, non ci affatica. Passiamo attraverso la nuova galleria, che prima di Forni di Sotto accorcia di gran lunga il percorso: un'opera mastodontica, che ha avuto bisogno di oltre 20 anni per essere completata, e che dà la sensazione di essere in Austria per le luci che ci sono dentro.Una volta arrivati a Forni di Sotto, decidiamo di andare a vedere i lavori per la costruzione di un nuovo campo sportivo, che dovrebbe ospitare il ritiro dell'Udinese il prossimo anno. Ma restiamo profondamente delusi: il nuovo campo ci appare davvero piccolo, secondo i nostri precisissimi passi non arriva a 100 metri. Un po' poco per permettere ad una squadra di Serie A di lavorare adeguatamente. ai posteri l'ardua sentenza.
Vista la lunghezza della strada che ci aspetta al ritorno ed il poco tempo a disposizione, ci possiamo fermare per poco, e dobbiamo subito risalire in macchina. Questa volta scegliamo di percorrere la vecchia strada, e ci appare subito evidente quanto sia più lunga e lenta rispetto alla nuova galleria.
Con la stessa calma con cui siamo saliti, ridiscendiamo a valle, contenti di aver portato a termine una nuova spedizione!
Alla prossima!
Vista la lunghezza della strada che ci aspetta al ritorno ed il poco tempo a disposizione, ci possiamo fermare per poco, e dobbiamo subito risalire in macchina. Questa volta scegliamo di percorrere la vecchia strada, e ci appare subito evidente quanto sia più lunga e lenta rispetto alla nuova galleria.
Con la stessa calma con cui siamo saliti, ridiscendiamo a valle, contenti di aver portato a termine una nuova spedizione!
Alla prossima!
lunedì 25 luglio 2011
Trischiamps!
Questa volta ci siamo avventurati in Val di Lauco, in montagna, dove si trova un piccolo abitato di cui si ha notizia fin dall'epoca napoleonica. Ci sarebbe poi piaciuto proseguire lungo la strada che da Trischiamps arriva allo Zoncolan, ma la strada non ci ha permesso di arrivare a destinazione e vedere altre malghe; questo percorso, attraverso i monti Zoncolan e Dauda ci avrebbe portati a Fielis di Zuglio, ma purtroppo il Doblanco non è nè un fuoristrada, nè un trattore, per cui abbiamo dovuto rinunciare al nostro glorioso piano. La strada, asfaltata fino a Trischiamps, era a tratti accidentata, ma comunque facilmente agibile e dopo 40 minuti da Lauco siamo arrivati nella celebre località di Trischiamps! Qui Florin ha spiegato un po' la storia di quelle poche case e di chi ci abita, chi solo d' estate e chi tutto l'anno. Tra questi ultimi la signiora Oliva, che abbiamo trovato intenta a bruciare le erbacce dell'orto. La signora ci ha raccontato che erano passati i cinghiali a rovinare il suo orto nella notte precedente, per qui doveva riaccomodare il terreno e bruciare appunto tutte le erbacce e radici che i cinghiali vi avevano lasciato. Dopo un breve saluto e la solita foto di testimonianza, siamo risaliti su doblanco e abbiamo preso la via del ritorno.
lunedì 4 luglio 2011
A Verzegnis con furore!
Dopo la visita che abbiamo fatto con Erica e Manuela al lago di Verzegnis ormai quattro o cinque mesi fà, sbagliando tra l'altro clamorosamente obbiettivo, dato che volevamo raggiungere la diga ed invece siamo finiti sul ponte che attraversa il lago, abbiamo deciso di bissare l'uscita. Questa volta, memori del precedente errore, ci siamo diretti correttamente alla diga: dopo aver visto quella di Sauris, siamo ben allenati anche per questa, sebbene ci sia comunque un salino mica da ridere! Considerando poi che abbiamo visto anche la diga di Caprizi, possiamo dire che il trittico delle tre dighe più grandi della Carnia è completato.
Dopo aver minuziosamente ispezionato tutta la diga ed aver fatto le foto, ci siamo detti. "Perchè non oltrepassiamo il ponte sul lago in macchina ed andiamo a vedere cosa c'è di là?" Detto fatto, superiamo il ponte e seguiamo l'asfalto che ci porta a salire. Dopo pochi minuti un cartello in lontananza: Fusea?!? No, impossibile...ci avviciniamo ancora ed il mistero si risolve: non trattasi di Fusea, bensì di Pusea, ad un trivio della strada che da una parte non dà indicazioni, da un'altra manda a Pusea, e dalla terza a Duebis. "Visitiamo" sia Pusea che Duebis, borghi disabitati se non da villeggianti, e poi prendiamo la strada senza indicazioni, che dopo poco ci porta sulla strada che unisce Chiassis a Sella Chianzutan, sul percorso della cronoscalata di rally.
Il tempo non è più molto, però ci permettiamo di scendere dalla parte di Villa Santina con tutta la nostra calma, per tornare poi da lì a casa, non prima però di esserci ripromessi di visitare un altro giorno gli scavi romani e la pieve di Invillino.
Al prossimo aggiornamento!
lunedì 13 giugno 2011
Sulle tracce dell'Ors di Pani
Eccoci finalmente riusciti a fregare anche Gabriele, Nikolas e Iuri, che entrano quindi di diritto nel club dei mitici!
Dopo il solito passaggio a Socchieve per osservare lo stato dei lavori della strada, abbiamo preso la direzione di Caprizi, per vedere la diga che lì si trova. Nonostante la pioggia battente siamo giunti a destinazione, fotografando come al solito il lago, ma non la diga, dato che Florin non ha avuto il permesso di scavalcare la recinzione per poterla ben fotografare.
Dopo una breve sosta al riparo della cappelletta, siamo ripartiti per tornare a Villa, dove trovarci con Iuri e riportare Nikolas.
Dopo che Iuri ha fortunatissimamente vinto 16 euro alla macchinetta, per la gioia di un vecchietto che aveva sperperato lì i suoi averi fino a pochi istanti prima, abbiamo salutato Nikolas e caricato Iuri e abbiamo preso la strada di Pani, dove Gabriele ha uno zio operativo, nipote del mitico Ors di Pani. Siamo saliti da Fresis, incuranti delle intemperie, proprio dalla parte dove ci eravamo dovuti arrendere per neve qualche mese fa. La strada non era male, escluso qualche guado dove era necessaria un po' di attenzione in più, ma non sono queste cose che possono fermare il potente Scudo!
Giunti a destinazione, abbiamo visto velocemente il luogo dove viene fatto il formaggio (che va a ruba) e la stalla, ed anche i danni di un fulmine sulla chiesetta del luogo.
Dopo una chiacchierata con il gentilissmo padrone di casa, ci siamo rimessi in marcia, anche considerando la nebbia che stava calando sulla zona. Con la calma di un turista triestino che blocca il traffico sulla SS52 nelle torride domeniche estive, siamo scesi fino a Muina, con i racconti che gli autoctoni Gabriele e Iuri ci facevano sui luoghi che attraversavamo. Da Muina ad Entrampo, attraverso Agrons, Cella e Luincis, è stato un attimo, e abbiamo così salutato Iuri, e dopo aver lasciato anche Gabriele siamo tornati a casa.
Un'altro tabù è così sfatato, anche Pani è nostra! ma torneremo con tempo migliore per visitare meglio l'azienda agricola, questa volta con invito!
Ciao a tutti!
Dopo il solito passaggio a Socchieve per osservare lo stato dei lavori della strada, abbiamo preso la direzione di Caprizi, per vedere la diga che lì si trova. Nonostante la pioggia battente siamo giunti a destinazione, fotografando come al solito il lago, ma non la diga, dato che Florin non ha avuto il permesso di scavalcare la recinzione per poterla ben fotografare.
Dopo una breve sosta al riparo della cappelletta, siamo ripartiti per tornare a Villa, dove trovarci con Iuri e riportare Nikolas.
Dopo che Iuri ha fortunatissimamente vinto 16 euro alla macchinetta, per la gioia di un vecchietto che aveva sperperato lì i suoi averi fino a pochi istanti prima, abbiamo salutato Nikolas e caricato Iuri e abbiamo preso la strada di Pani, dove Gabriele ha uno zio operativo, nipote del mitico Ors di Pani. Siamo saliti da Fresis, incuranti delle intemperie, proprio dalla parte dove ci eravamo dovuti arrendere per neve qualche mese fa. La strada non era male, escluso qualche guado dove era necessaria un po' di attenzione in più, ma non sono queste cose che possono fermare il potente Scudo!
Giunti a destinazione, abbiamo visto velocemente il luogo dove viene fatto il formaggio (che va a ruba) e la stalla, ed anche i danni di un fulmine sulla chiesetta del luogo.
Dopo una chiacchierata con il gentilissmo padrone di casa, ci siamo rimessi in marcia, anche considerando la nebbia che stava calando sulla zona. Con la calma di un turista triestino che blocca il traffico sulla SS52 nelle torride domeniche estive, siamo scesi fino a Muina, con i racconti che gli autoctoni Gabriele e Iuri ci facevano sui luoghi che attraversavamo. Da Muina ad Entrampo, attraverso Agrons, Cella e Luincis, è stato un attimo, e abbiamo così salutato Iuri, e dopo aver lasciato anche Gabriele siamo tornati a casa.
Un'altro tabù è così sfatato, anche Pani è nostra! ma torneremo con tempo migliore per visitare meglio l'azienda agricola, questa volta con invito!
Ciao a tutti!
E questa volta Crostis fu!
Come promesso abbiamo riprovato il Crostis: siamo andati dove il mitico giro d'Itlia non si è degnato di passare quest'anno, pur con tutti i preparativi che Manuaela e gli abitanti della zona avevano fatto!L'abbiamo presa tutti nei "comedons". Questa volta eravamo in quattro gatti in fila per tre col resto di due! Manuela,Matteo,Florin ed Erica. Mancavano come al solito Juri e Gabri che stavano pedalando affannosamente sullo Zoncolan assieme a Contador!!
Sulla strada per Tualis il primo slogan che abbiamo incontrato citava "Mjor contadins che Contador, no Crostis, no Party!!!"....e c'era pure George Clooney che usciva dal cartellone!!Proseguendo nel viaggio i quattro amici si sono avventurati fra le lande innevate, si credeteci c'era pure la neve!!Ad accoglierci le bellissime marmotte che con i loro fischi ci hanno rallegrato il tragitto.
Nei pressi del cippo AFDS, un valoroso ciclista ci ha raggiunti e congratulatici con lui per l'ardua impresa abbiamo proseguito. C'era così tanta neve che Manuela, Erica, Matteo e Florin si sono divertiti cosi tanto ma cosi tanto che sul Crostis ci torneremo presto.
La discesa è stata sicuramente più rilassante della salita, soprattutto per il doblù, che ha lasciato tre dei suoi quattro cilindri tra i tornanti della salita, anche se i freni non saranno stati particolarmente felici, ma la nostra calma ha permesso una tranquilla discesa anche a loro. Abbiamo potuto constatare l'eccellente opera di messa in sicurezza della tanto temuta discesa, tanto che ci è parso di scendere avvolti in due lunghissimi cuscini che ci hanno accompagnati fino a valle.
Una volta rientrati a Maranzanis, Manuela ci ha offerto la merenda! Un'ottima torta e una bibita rinfrenscante vista la giornata afosa. Altro buon motivo per tornare sul Crostis!
Alla prossima!
Sulla strada per Tualis il primo slogan che abbiamo incontrato citava "Mjor contadins che Contador, no Crostis, no Party!!!"....e c'era pure George Clooney che usciva dal cartellone!!Proseguendo nel viaggio i quattro amici si sono avventurati fra le lande innevate, si credeteci c'era pure la neve!!Ad accoglierci le bellissime marmotte che con i loro fischi ci hanno rallegrato il tragitto.
Nei pressi del cippo AFDS, un valoroso ciclista ci ha raggiunti e congratulatici con lui per l'ardua impresa abbiamo proseguito. C'era così tanta neve che Manuela, Erica, Matteo e Florin si sono divertiti cosi tanto ma cosi tanto che sul Crostis ci torneremo presto.
La discesa è stata sicuramente più rilassante della salita, soprattutto per il doblù, che ha lasciato tre dei suoi quattro cilindri tra i tornanti della salita, anche se i freni non saranno stati particolarmente felici, ma la nostra calma ha permesso una tranquilla discesa anche a loro. Abbiamo potuto constatare l'eccellente opera di messa in sicurezza della tanto temuta discesa, tanto che ci è parso di scendere avvolti in due lunghissimi cuscini che ci hanno accompagnati fino a valle.
Una volta rientrati a Maranzanis, Manuela ci ha offerto la merenda! Un'ottima torta e una bibita rinfrenscante vista la giornata afosa. Altro buon motivo per tornare sul Crostis!
Alla prossima!
lunedì 30 maggio 2011
Crostis abortito...segno premonitore
Questa volta siamo in compagnia di Gabriele e Iuri, e vista la bella giornata e l'imminente passaggio del Giro d'Italia, decidiamo di provare a percorrere la panoramica delle vette, risalendo da Tualis e scendendo a Ravascletto. Lungo la strada incrociamo diversi lavori in corso per permettere il regolare passaggio del Giro. Superato Tualis però, la strada è quasi subito interrotta. Veniamo a sapere che un motociclista tedesco era caduto sulle reti di protezione, e per evitare nuovi incidenti la strada è stata chiusa. Giriamo quindi la macchina e torniamo giù per andare a mangiare un gelato, non prima però di aver fatto una foto a Florin e Iuri con il pupazzo del Giro appeso ad un albero.
Sicuramente ci riproveremo!
Sicuramente ci riproveremo!
Sulla diga di Sauris!
Eccoci qui, vivi e vegeti e più arzilli che mai, a raccontare della gita che abbiamo fatto per ammirare la superba diga di Sauris.
A bordo del mitico Scudo, risaliamo la val Tagliamento fino ad Ampezzo, per poi infilare la val Lumiei in direzione del paese dello speck e della birra affumicata. La stretta strada consiglia prudenza, il caldo sole primaverile invoglia ad abbassare i finestrini e godersi il paesaggio con un po' di vento tra i capelli.
Superiamo le molte gallerie tipiche, con pavimentazione in porfido, fino a superare quella che si apre sulla diga, con vista sul lago. Notiamo subito che il livello dell'acqua è decisamente basso, probabilmente per pochi metri d'acqua non riusciamo a vedere il campanile del vecchio paesino, sommerso più di sessant'anni fà per lasciar posto alle acque.
Guardare giù dalla parte opposta della diga toglie il fiato, la forra del Lumiei è molto profonda, tanto da far fatica a distinguerne il fondo. Ci viene alla mente che prima della costruzione della tristemente famosa diga del Vajont (figlia dello stesso ingegnere, Carlo Semenza), era questa la diga più grande d'Italia e forse d'Europa. La scritta sulla galleria dalla parte opposta della diga ci suggerisce l'anno di costruzione: 1942.


Dopo le foto imbocchiamo la galleria dalla parte opposta della diga, lungo la strada che ci porterà al passo Pura, e da lì giù in picchiata verso il fondovalle.
Incrociamo la strada statale all'altezza dell'albergo Pura, e in pochi minuti siamo di nuovo ad Ampezzo, da dove era iniziata la nostra gita in val Lumiei.
A bordo del mitico Scudo, risaliamo la val Tagliamento fino ad Ampezzo, per poi infilare la val Lumiei in direzione del paese dello speck e della birra affumicata. La stretta strada consiglia prudenza, il caldo sole primaverile invoglia ad abbassare i finestrini e godersi il paesaggio con un po' di vento tra i capelli.
Superiamo le molte gallerie tipiche, con pavimentazione in porfido, fino a superare quella che si apre sulla diga, con vista sul lago. Notiamo subito che il livello dell'acqua è decisamente basso, probabilmente per pochi metri d'acqua non riusciamo a vedere il campanile del vecchio paesino, sommerso più di sessant'anni fà per lasciar posto alle acque.
Guardare giù dalla parte opposta della diga toglie il fiato, la forra del Lumiei è molto profonda, tanto da far fatica a distinguerne il fondo. Ci viene alla mente che prima della costruzione della tristemente famosa diga del Vajont (figlia dello stesso ingegnere, Carlo Semenza), era questa la diga più grande d'Italia e forse d'Europa. La scritta sulla galleria dalla parte opposta della diga ci suggerisce l'anno di costruzione: 1942.


Dopo le foto imbocchiamo la galleria dalla parte opposta della diga, lungo la strada che ci porterà al passo Pura, e da lì giù in picchiata verso il fondovalle.
Incrociamo la strada statale all'altezza dell'albergo Pura, e in pochi minuti siamo di nuovo ad Ampezzo, da dove era iniziata la nostra gita in val Lumiei.
giovedì 19 maggio 2011
La pieve più vicina arriva quasi alla fine...
Dopo aver per lungo tempo rimandato la visita, ci siamo finalmente decisi a fare una scappata alla pieve di Santa Maria Oltre But, o pieve di Caneva come molti la conoscono.
Non c'è molto da dire, se non che gli alberi non curati cresciuti sul pendio ostacolano la vista: anche qui il solito problema dell'abbandono dei pascoli a dare al paesaggio un aspetto poco curato con alberi cresciuti selvaggiamente un po' dovunque.
Ciò non ci ha impedito ovviamente di fare le nostre solite foto, favorite dal tempo nuvoloso che come sempre dà la luce migliore per le immagini.
Dopo aver visitato accuratamente il cimitero, leggendo tutti i nomi o quasi, abbandoniamo il sito e torniamo a valle.
Un'altra fase dell'operazione "Giro delle pievi" è completata.
Non c'è molto da dire, se non che gli alberi non curati cresciuti sul pendio ostacolano la vista: anche qui il solito problema dell'abbandono dei pascoli a dare al paesaggio un aspetto poco curato con alberi cresciuti selvaggiamente un po' dovunque.
![]() |
Ciò non ci ha impedito ovviamente di fare le nostre solite foto, favorite dal tempo nuvoloso che come sempre dà la luce migliore per le immagini.
Dopo aver visitato accuratamente il cimitero, leggendo tutti i nomi o quasi, abbandoniamo il sito e torniamo a valle.
Un'altra fase dell'operazione "Giro delle pievi" è completata.
A Rigolato per vie traverse...
Questa volta il destino ci ha condotti in un'esplorazione non molto lunga, ma di certo non semplice per le erte, irte e deserte vie di Carnia. Oggetto della nostra indagine non a norma sulla condizione delle strade locali è stato il collegamento tra i comuni di Comeglians e Rigolato, ma non per la via tradizionale, bensì passando per Calgaretto e Valpicetto.
E così, a bordo del Doblanco, ci siamo diretti verso Comeglians e poco l'abitato abbiamo abbandonato la statale per svoltare a sinistra verso Runchia e Calgaretto. Abbiamo approfittato della vicinanza della chiesa per aggiungere una crocetta al nostro giro delle Pievi.
In breve siamo giunti all'abitato di Runchia, abbarbicato lungo la strada tortuosa, e dopo un altro breve tratto di strada siamo giunti a Calgaretto.
Da qua l'esplorazione è entrata nel vivo, lungo una stretta lingua d'asfalto usurato che ci ha portato attraverso una bella valle, con molti stavoli in fase di ristrutturazione e altri già ristrutturati.
Dopo alcuni incroci pericolosi con un paio di macchine incredibilmente transitanti in senso opposto, siamo arrivati in vista di Valpicetto, in comune di Rigolato. La nostra avventura si era conclusa positivamente, ed eravamo ritornati alla civiltà. Così, dopo un breve passaggio per la piazza di Rigolato, abbiamo ripreso la strada di casa, questa volta la statale, e siamo rientrati alla base.
E così, a bordo del Doblanco, ci siamo diretti verso Comeglians e poco l'abitato abbiamo abbandonato la statale per svoltare a sinistra verso Runchia e Calgaretto. Abbiamo approfittato della vicinanza della chiesa per aggiungere una crocetta al nostro giro delle Pievi.
![]() |
Comeglians visto dalla chiesa |
Da qua l'esplorazione è entrata nel vivo, lungo una stretta lingua d'asfalto usurato che ci ha portato attraverso una bella valle, con molti stavoli in fase di ristrutturazione e altri già ristrutturati.
Dopo alcuni incroci pericolosi con un paio di macchine incredibilmente transitanti in senso opposto, siamo arrivati in vista di Valpicetto, in comune di Rigolato. La nostra avventura si era conclusa positivamente, ed eravamo ritornati alla civiltà. Così, dopo un breve passaggio per la piazza di Rigolato, abbiamo ripreso la strada di casa, questa volta la statale, e siamo rientrati alla base.
lunedì 16 maggio 2011
Incontro con l'associazione C.I.S.D.A.
Oggi c' è stato un incontro a scuola con la associazione C.I.S.D.A.: è stato fatto un lavoro di gruppo e dall'attività dei quattro gruppi di ragazzi sono emersi quattro racconti che vogliamo condividere con voi.
"Un tempo Kabul era una bella città, tanti turisti la potevano ammirare durante i loro viaggi in Oriente. dopo trent'anni di guerra, la capitale dell' Afghanistan è un cumulo di macerie. La famiglia di Maryam, una bambina di sette anni, è dovuta fuggire per salvarsi. Non hanno più la casa, il lavoro... e niente da mangiare. Dopo tante peripezie sono giunti in Italia. Vogliono ottenere il permesso di soggiorno e abitare regolarmente in Italia. Arrivati in Italia si recano in questura, purtroppo devono attendere per i documenti. Senza una casa chiedono aiuto a un'associazione, che dà loro una sistemazione temporanea. Nel frattempo cercano un' occupazione lavorativa e iniziano ad imparare la lingua italiana. Ottenuti i documenti e una sistemazione lavorativa riescono a racimolare denaro a sufficienza per potersi permettere un appartamento e condurre una vita dignitosa e dare un' educazione scolastica alla bambina".
"Said è il più grande amico di Omar. La famiglia di Omar appartiene all'etnia Pashtun, quella di Said è Hazara. Questi ultimi sono spesso vittime di discrimizioni da parte della gente perchè si dice che siano dei poveracci, ladri, servi. Un giorno i due amici litigano e Omar insulta l'amico dicendogli: "sporco Hazara!". Nasce una zuffa. Da quel giorno il padre di Omar vieta a suo figlio di giocare con Said dicendo: "Non c'è da fidarsi di quella gente!". Omar, nonostante i divieti del padre, continua la conoscenza e l'amicizia con Said, uscendo di nascosto. Insieme entrambi convincono il padre che Said è una brava persona anche se Hazara".
"Fariya ha 17 anni, fino a ieri frequentava la scuola per diventare infermiera. Da oggi una legge emanata dal governo, appellandosi alla Shari'a, vieta alle donne di studiare ed alle bambine di andare a scuola. Fariya desidera diventare infermiera, per aiutare il suo popolo devastato da tanti anni di guerra. Ci sono tante ragazze che frequentano la scuola che non sono d'accordo ed anche i loro compagni di scuola non accettano questa situazione. Perciò decidono di ribellarsi con il governo, ma invano".
"Malika è una bambina di tre anni che vive in un campo profughi di Herat. Nel campo non ci sono l'acqua potabile, servizi igienici, fognature. Malika spesso si ammala, ma non c'è un medico nè un ospedale. La popolazione è stanca e vuole cambiare la propria situazione. Intervengono i "Medici senza Frontiere", costruendo tende ospedaliere e sale operatorie, con attrezzature mediche e con possibilità di soccorso. Costruiscono un pozzo vicino agli edifici di compensato in modo da portare acqua potabile alle famiglie, aiutati dalla popolazione. Interviene poi l'ONU, portando servizi igienici e sanitari e soddisfando i bisogni di vestiario della popolazione".
"Un tempo Kabul era una bella città, tanti turisti la potevano ammirare durante i loro viaggi in Oriente. dopo trent'anni di guerra, la capitale dell' Afghanistan è un cumulo di macerie. La famiglia di Maryam, una bambina di sette anni, è dovuta fuggire per salvarsi. Non hanno più la casa, il lavoro... e niente da mangiare. Dopo tante peripezie sono giunti in Italia. Vogliono ottenere il permesso di soggiorno e abitare regolarmente in Italia. Arrivati in Italia si recano in questura, purtroppo devono attendere per i documenti. Senza una casa chiedono aiuto a un'associazione, che dà loro una sistemazione temporanea. Nel frattempo cercano un' occupazione lavorativa e iniziano ad imparare la lingua italiana. Ottenuti i documenti e una sistemazione lavorativa riescono a racimolare denaro a sufficienza per potersi permettere un appartamento e condurre una vita dignitosa e dare un' educazione scolastica alla bambina".
"Said è il più grande amico di Omar. La famiglia di Omar appartiene all'etnia Pashtun, quella di Said è Hazara. Questi ultimi sono spesso vittime di discrimizioni da parte della gente perchè si dice che siano dei poveracci, ladri, servi. Un giorno i due amici litigano e Omar insulta l'amico dicendogli: "sporco Hazara!". Nasce una zuffa. Da quel giorno il padre di Omar vieta a suo figlio di giocare con Said dicendo: "Non c'è da fidarsi di quella gente!". Omar, nonostante i divieti del padre, continua la conoscenza e l'amicizia con Said, uscendo di nascosto. Insieme entrambi convincono il padre che Said è una brava persona anche se Hazara".
"Fariya ha 17 anni, fino a ieri frequentava la scuola per diventare infermiera. Da oggi una legge emanata dal governo, appellandosi alla Shari'a, vieta alle donne di studiare ed alle bambine di andare a scuola. Fariya desidera diventare infermiera, per aiutare il suo popolo devastato da tanti anni di guerra. Ci sono tante ragazze che frequentano la scuola che non sono d'accordo ed anche i loro compagni di scuola non accettano questa situazione. Perciò decidono di ribellarsi con il governo, ma invano".
"Malika è una bambina di tre anni che vive in un campo profughi di Herat. Nel campo non ci sono l'acqua potabile, servizi igienici, fognature. Malika spesso si ammala, ma non c'è un medico nè un ospedale. La popolazione è stanca e vuole cambiare la propria situazione. Intervengono i "Medici senza Frontiere", costruendo tende ospedaliere e sale operatorie, con attrezzature mediche e con possibilità di soccorso. Costruiscono un pozzo vicino agli edifici di compensato in modo da portare acqua potabile alle famiglie, aiutati dalla popolazione. Interviene poi l'ONU, portando servizi igienici e sanitari e soddisfando i bisogni di vestiario della popolazione".
giovedì 28 aprile 2011
E Val di Preone fu!
Dopo il nostro primo tentativo, bloccato dalle avverse condizioni meteorologiche, questa volta ce l'abbiamo fatta: la traversata della Val di Preone è compiuta! Giubilo e gioia...
Dopo aver perso in partenza il Doblanco per cavilli orari, la giornata non si presentava al massimo; tuttavia il nostro ardimento ha permesso che tutto si svolgesse come il divino fato, un tempo avverso, aveva per noi prestabilito. Ci siamo diretti verso Preone, e senza ulteriori indugi abbiamo seguito il cartello che indicava "Sella Chianzutan". La strada, anche se ovviamente un po' logorata dal lungo inverno, ci ha concesso una totale tranquillita, immersi nel verde senza incrociare alcuno. L'arrivo in Chiampon ci ha aperto una vista magnifica sui verdi prati, con addirittura una casa in ristrutturazione (!), e così abbiamo fatto le nostre solite foto.
L'occhio di Florin ha riconosciuto opere militari un po' dovunque fino all'incrocio con la strada che collga Vito d'Asio alla Sella Chianzutan, e così ci siamo prontamente informati su interent sulla storia recente di quei posti: nel 1917, durante la rotta di Caporetto, parte della III armata italiana cercò di congiungersi con la IV, che si trovava in ritirata nel pordenonese, passando proprio per la Val di Preone. Però a Pozzis trovò ad aspettarla gli austro-tedeschi: fu un massacro. Durante la seconda guerra mondiale invece, la valle offrì rifugio alle formazioni partigiane che operavano nella zona; numerose furono le repressioni nazi-fasciste, nonchè ad opera dei Cosacchi che "scorribandavano" in quei luoghi.
Finito questo breve riepilogo storico, torniamo a noi: la strada della Val di Preone finisce con la vista del paesello di Pozzis, e si congiunge con la più spaziosa strada che dirige a Sella Chianzutan; dalla sella, seguendo a ritroso il percorso del rally (ma ovviamente con maggior calma!), siamo scesi a Verzegnis e da qui a Tolmezzo, concludendo il nostro tour de Preon.
Restate sintonizzati per le nuove imprese!
Dopo aver perso in partenza il Doblanco per cavilli orari, la giornata non si presentava al massimo; tuttavia il nostro ardimento ha permesso che tutto si svolgesse come il divino fato, un tempo avverso, aveva per noi prestabilito. Ci siamo diretti verso Preone, e senza ulteriori indugi abbiamo seguito il cartello che indicava "Sella Chianzutan". La strada, anche se ovviamente un po' logorata dal lungo inverno, ci ha concesso una totale tranquillita, immersi nel verde senza incrociare alcuno. L'arrivo in Chiampon ci ha aperto una vista magnifica sui verdi prati, con addirittura una casa in ristrutturazione (!), e così abbiamo fatto le nostre solite foto.
![]() |
Vista |
![]() |
Vista con Florin |
L'occhio di Florin ha riconosciuto opere militari un po' dovunque fino all'incrocio con la strada che collga Vito d'Asio alla Sella Chianzutan, e così ci siamo prontamente informati su interent sulla storia recente di quei posti: nel 1917, durante la rotta di Caporetto, parte della III armata italiana cercò di congiungersi con la IV, che si trovava in ritirata nel pordenonese, passando proprio per la Val di Preone. Però a Pozzis trovò ad aspettarla gli austro-tedeschi: fu un massacro. Durante la seconda guerra mondiale invece, la valle offrì rifugio alle formazioni partigiane che operavano nella zona; numerose furono le repressioni nazi-fasciste, nonchè ad opera dei Cosacchi che "scorribandavano" in quei luoghi.
Finito questo breve riepilogo storico, torniamo a noi: la strada della Val di Preone finisce con la vista del paesello di Pozzis, e si congiunge con la più spaziosa strada che dirige a Sella Chianzutan; dalla sella, seguendo a ritroso il percorso del rally (ma ovviamente con maggior calma!), siamo scesi a Verzegnis e da qui a Tolmezzo, concludendo il nostro tour de Preon.
Restate sintonizzati per le nuove imprese!
mercoledì 20 aprile 2011
Nella vecchia fattoria...
Un saluto a tutti i lettori (se ce n'è)!
Questa volta non descriveremo posti lontani come Ravascletto o Ludaria o Cesclans, ma un pomeriggio passato in azienda (aziendale) agricola a Formeaso con Nikolas e Gabriele.
Inizialmente, dopo le presentazioni con il gentilissimo Gianpietro, proprietario dell'azienda che ci ospita e dove Florin dà una mano quando può, seguendo la sua passione per questo lavoro, abbiamo fatto vedere ai nostri due amici l'azienda, mostrandogli le mucche e i vitelli, i vari mezzi a disposizione e le varie cose che vengono fatte nell'azienda.
Avremmo dovuto poi lavorare intensamente tra forconi, pale e trattori(n), ma quegli "sfaticati" (che in quanto a "sfaticatismo" se la giocano alla pari con noi) non si sono presentati in abiti adatti al duro lavoro del fattore, per cui abbiamo sperimentato solo poche attività: prima abbiamo "picconato" il "muro" di granoturco per fare l'unifeed, e Nikolas e Gabri hanno osservato con stupore Florin manovrare un trattore (ebbene sì, non ci credevano quegli infedeli...). Dopo aver ben bene picconato, armati di forca abbiamo riempito il carrello dell'unifeed con il granoturco, o più che altro aiutato Florin nel lavoro con intensi sguardi. Dopodichè siamo passati allo stadio successivo: mettere nel carretto unifeed anche due casettoni di rimasugli di mele, già spremute per fare sidro (aghe di meluz). Anche qui eravamo armati di pala e forcone, ma anche qui, dopo alcune palate per i fotografi, ci siamo dedicati più a coadiuvare psicologicamente Florin con la forza del pensiero: pensavamo tutti insieme intensamente a sollevare le mele, alleviando senza ombra di dubbio la fatica del nostro buon Florin.
Dopo aver finito anche questo compito, abbiamo iniziato a rompere un ballone di fieno, per buttare anche questo nel carretto dell'unifeed insieme al granoturco ed alle mele. Non abbiamo fatto in tempo a finire (o meglio, vedere Florin finire), perchè erano ormai arrivate le quattro ed abbiamo dovuto togliere le tende, privando Florin del nostro prezioso aiuto, non prima però di esserci fatti offrire una rinfrescante aranciata.
Ripromettendoci di tornare in un'altra occasione, abbiamo ripreso il Doblanco (Gabri, Nikolas e Matteo) e siamo tornati a Tolmezzo, augurando buon lavoro a Florin.
Alla prossima people!
Questa volta non descriveremo posti lontani come Ravascletto o Ludaria o Cesclans, ma un pomeriggio passato in azienda (aziendale) agricola a Formeaso con Nikolas e Gabriele.
Inizialmente, dopo le presentazioni con il gentilissimo Gianpietro, proprietario dell'azienda che ci ospita e dove Florin dà una mano quando può, seguendo la sua passione per questo lavoro, abbiamo fatto vedere ai nostri due amici l'azienda, mostrandogli le mucche e i vitelli, i vari mezzi a disposizione e le varie cose che vengono fatte nell'azienda.
Avremmo dovuto poi lavorare intensamente tra forconi, pale e trattori(n), ma quegli "sfaticati" (che in quanto a "sfaticatismo" se la giocano alla pari con noi) non si sono presentati in abiti adatti al duro lavoro del fattore, per cui abbiamo sperimentato solo poche attività: prima abbiamo "picconato" il "muro" di granoturco per fare l'unifeed, e Nikolas e Gabri hanno osservato con stupore Florin manovrare un trattore (ebbene sì, non ci credevano quegli infedeli...). Dopo aver ben bene picconato, armati di forca abbiamo riempito il carrello dell'unifeed con il granoturco, o più che altro aiutato Florin nel lavoro con intensi sguardi. Dopodichè siamo passati allo stadio successivo: mettere nel carretto unifeed anche due casettoni di rimasugli di mele, già spremute per fare sidro (aghe di meluz). Anche qui eravamo armati di pala e forcone, ma anche qui, dopo alcune palate per i fotografi, ci siamo dedicati più a coadiuvare psicologicamente Florin con la forza del pensiero: pensavamo tutti insieme intensamente a sollevare le mele, alleviando senza ombra di dubbio la fatica del nostro buon Florin.
Dopo aver finito anche questo compito, abbiamo iniziato a rompere un ballone di fieno, per buttare anche questo nel carretto dell'unifeed insieme al granoturco ed alle mele. Non abbiamo fatto in tempo a finire (o meglio, vedere Florin finire), perchè erano ormai arrivate le quattro ed abbiamo dovuto togliere le tende, privando Florin del nostro prezioso aiuto, non prima però di esserci fatti offrire una rinfrescante aranciata.
![]() |
Seconda opera |
![]() |
Prima opera |
Ripromettendoci di tornare in un'altra occasione, abbiamo ripreso il Doblanco (Gabri, Nikolas e Matteo) e siamo tornati a Tolmezzo, augurando buon lavoro a Florin.
Alla prossima people!
lunedì 18 aprile 2011
Brrrrr...la grotta delle streghine...
Eccoci di nuovo pronti ad aggiornare il blog, questa volta con un racconto di paura!Ebbene sì, siamo andati a visitare la grotta dei pagans (o delle streghine, come la chiama Florin), in quel di Cavazzo Carnico. Si tratta di una grotta naturale, scavata dall'acqua nella montagna, che in passato veniva indicata come il luogo dove si trovavano le streghe per i loro riti magici. L'arrivo non è stato dei più semplici, infatti abbiamo dovuto superare un fiume in piena, visto che il tronco di attraversamento era stato rimosso. La traversata non era alla fine complicata, ma la prudenza dimostrata da Florin ha richiesto un po' di attenzione in più nel trovare i giusti appoggi.
Una volta completato il guado, la floriniana attenzione non venuta a mancare nell'avvicinamento alla grotta, dove qualche passaggio richiedeva un po' di concentrazione in più. Ma una volta arrivati...la fatica fatta viene subito ripagata: la grotta infatti è molto suggestiva, con l'acqua che scivola lungo le pareti, due piccole pozze e la stretta apertura in alto che lascia entrare uno spiraglio di cielo nell'antro. ma la meraviglia maggiore è stata, per Florin, il passaggio in cemento dei bunker scavati nella montagna che attraversa la grotta da una parete all'altra.
Riproponendoci di visitare anche il bunker quando sarà più caldo, torniamo sui nostri passi, e questa volta la traversata è stata più rapida, visto che la prudenza (diciamo timore) di Florin era un po' passata. Risaliti in macchina, abbiamo preso la strada verso Cesclans, dove abbiamo visitato la pieve e fatto le solite foto del nostro personale "Tour des Pleifs" (ora ci mancano solo San Floriano e Santa Maria Oltre But, in pratica).
Una vista mozzafiato, con tanto di autostrada e centrale idroelettrica. Wow.
Alla prossima gente!
![]() |
Il complicato guado |
Riproponendoci di visitare anche il bunker quando sarà più caldo, torniamo sui nostri passi, e questa volta la traversata è stata più rapida, visto che la prudenza (diciamo timore) di Florin era un po' passata. Risaliti in macchina, abbiamo preso la strada verso Cesclans, dove abbiamo visitato la pieve e fatto le solite foto del nostro personale "Tour des Pleifs" (ora ci mancano solo San Floriano e Santa Maria Oltre But, in pratica).
Una vista mozzafiato, con tanto di autostrada e centrale idroelettrica. Wow.
Alla prossima gente!
lunedì 4 aprile 2011
Uscita imprevista!
Contro tutte le previsioni e pronostici, questa volta abbiamo fatto il nostro giretto di lunedì! Infatti eravamo intenzionati ad aggiornare il blog, ma purtroppo abbiamo trovato l’ufficio di Itaca chiuso! E quindi….cosa diavolo facciamo? Dopo uno stimolante caffè di riflessione, abbiamo preso la macchina e siamo andati senza ulteriori indugi verso Comeglians, con l'intenzione di fare un giro panoramico della Val Calda, passando da Ravascletto e scendendo poi da lì a Cercivento.
Con estrema calma e senza incontrare altre macchine abbiamo scalato la strada verso Ravascletto, osservando la grossa opera di pulizia dei boschi che è stata avviata in quei luoghi: infatti ai margini della strada si notavano grossi tronchi segati da motoseghe comandate sicuramente da un trattore.
Una volta giunti a Ravascletto, parcheggiamo il furgone in centro e ci avviamo verso la periferia per una sosta svuota-acqua nel bosco per Florin, vicino al laghetto sotto la strada, per risalire poi tra i prati verso il parcheggio del furgone.
![]() |
Il "cubo" dello Zoncolan da Ravascletto |
![]() |
Florin tentato da un bagnetto nel fresco lago |
Ovviamente non prima di aver provato i giochi del parco per bambini che si trova lì, che domande! Vista l’ora già tarda, abbiamo dovuto riprendere subito la strada verso casa, e con calma siamo scesi a Cercivento, Sutrio e da qui a Zuglio, casa base!
Abbracci e baci ai trattori!
mercoledì 30 marzo 2011
Val d’Incarojo e non solo!
Di nuovo qui a raccontarvi le nostre peripezie!Questa volta abbiamo inizialmente deciso di esplorare una strada che l’ultima volta non eravamo riusciti a trovare, cioè la strada che collega Sezza a Cazzaso. Nonostante le asperità dell’asfalto, non propriamente degno di un’autostrada, attraverso un percorso decisamente suggestivo in mezzo ai pascoli e con viste molto carine sulla valle del But, siamo giunti a Cazzaso Nova e poi a Cazzaso e Fusea, per scendere poi da qui verso valle.
Il giretto fin qui, seppur bello, era comunque breve e quindi abbiamo puntato decisi verso nord, con l’intenzione di andare a vedere la famosa cascata di Salino. Tragitto stabilito attraverso Rosa dei Venti, non lungo la provinciale da Piedim, più rapida ma meno panoramica.
Aiutati dalle ottime condizioni atmosferiche, abbiamo potuto godere di un bellissimo panorama lungo tutto il percorso, fino a confondere per un attimo una cascata prima di Trelli con la ben più celebre cascata di Salino. Equivoco presto chiarito, e visto che ormai il furgone era fermo abbiamo fatto due foto e deciso poi di visitare Trelli. Parcheggiato il furgone vicino alla chiesa, ci siamo incamminati nella zona pedonale di Trelli, tale in quanto le macchine non passano, per fare una foto anche qui, sotto lo sguardo incuriosito di un’anziana signora.
![]() |
Florin per le vie di Trelli |
Poi via verso Salino, arrivando finalmente alla cascata: le solite foto di rito e di nuovo a bordo del Doblanco, diretti verso Paularo per un caffè.
![]() |
Dettaglio della cascata |
![]() |
Dettaglio della cascata |
![]() |
La cascata di Salino dietro a Florin |
Decidiamo di raggiungere la meta passando per Dierico, visto che il tempo non ci mancava. Parcheggiando vicino alla scuola, abbiamo trovato alcuni ragazzi che uscivano insieme agli insegnanti, ed abbiamo approfittato per un veloce saluto dei conoscenti reciproci.
Bevuto il caffè siamo tornati in macchina per dirigerci verso casa, in conclusione della nostra gita!
Alla prossima amigos!
lunedì 21 marzo 2011
Sulle orme del Giro d'Italia!
Ebbene sì, siamo ancora qui...per il piacere di pochi ed il dispaicere di ancora meno, visto che pochissimi sanno di questo blog!!
Questa volta la nostra esplorazione si è protratta fino agli oscuri meandri (causa nebbia) che vanno da Lauco a Fusea.
A dir la verità, l'intenzione iniziale era di percorrere la strada che da Comeglians arriva a Ravascletto e poi scende a Cercivento; all'ultimo minuto però abbiamo cambiato idea, svoltando a destra in direzione di Trava ed Avaglio.
Fin qui il tempo è stato clemente, regalandoci viste niente male sulla Val Degano appena prima della periferia di Avaglio.
Questa volta la nostra esplorazione si è protratta fino agli oscuri meandri (causa nebbia) che vanno da Lauco a Fusea.
A dir la verità, l'intenzione iniziale era di percorrere la strada che da Comeglians arriva a Ravascletto e poi scende a Cercivento; all'ultimo minuto però abbiamo cambiato idea, svoltando a destra in direzione di Trava ed Avaglio.
Fin qui il tempo è stato clemente, regalandoci viste niente male sulla Val Degano appena prima della periferia di Avaglio.
![]() |
Vista da Avaglio |
Per niente intimoriti dal cielo scuro, spavaldi e prodi abbiamo diretto il Doblù in direzione di Lauco capoluogo. Convinti della nostra scelta, abbiamo proseguito lungo la strada già attreversata dal Giro d'Italia, con meta Fusea, per ridiscendere da lì ed arrivare a Zuglio. Purtroppo la leggera nebbia di alcuni tratti ed i nuvoloni grigi su tutto il percorso hanno un po' rovinato la nostra particolare tappa, considerando anche la strada, che non era propriamente adatta ad un gran premio di Formula 1 (per usare un eufemismo). Nonostante tutto, dopo aver superato Vinaio, Buttea ed altri splendidi paesini, siamo arrivati sulla strada turistica di Curiedi! Sani e salvi! Ormai il più era fatto, ed arrivare a Fusea e poi a Casanova è stato un attimo, nonotante il Doblù cominciasse a dare segni di stanchezza per la lunga discesa.
Alla prossima avventura!![]() |
La chiesetta di San Michele |
lunedì 14 marzo 2011
Questa è bella...
Ciao a tutti i lettori (1 o 2?)! Siamo di nuovo qui per tediarvi, come promesso, con una nuova, mirabolante impresa di esplorazione carnica!
Questa volta ci siamo lanciati a capofitto nella val Tagliamento. Scopo principe: osservare i lavori che si stanno portando avanti a Socchieve per realizzare il nuovo passante sulla strada statale, che taglierà l’attuale tratto che va da Socchieve all’incrocio per Viaso. A bordo dell’anonimo “Doblanco” (in contrapposizione al “Doblù”, come l’ha chiamato Florin) abbiamo costeggiato tutto il tratto interessato dai lavori, da Enemonzo in poi, osservando con curiosità gli operai ed i mezzi al lavoro, che a loro volta hanno osservato noi con la medesima curiosità.
Abbiamo poi proseguito verso Mediis, e da qui abbiamo deciso di risalire verso Dilignidis e poi Feltrone: come sempre non ci siamo fatti notare per nulla dagli indigeni che erano intenti nei loro lavoretti quotidiani. Nessuno sguardo verso il Doblanco ed i suoi tragici occupanti, anzi, totale indifferenza. Dopo questa colossale, mostruosa balla, possiamo proseguire con la nostra storia.
Il tempo di scattare due foto e poi via, di nuovo seguendo la strada, senza fretta: qualche chilometro in una discesa rompicollo e…cucù! Eccoci di nuovo ad Enemonzo!
Poi una nuova curiosità ci prende: chissà se la fine dell’inverno ha già provveduto a liberare la strada della val di Preone…andiamo a vedere!
Purtroppo però, come era prevedibile, la neve non aveva ancora ceduto il passo, e così abbiamo girato il Doblanco e ripreso la via di casa. Poco prima di arrivare a Preone però, l’occhio cade su quello che sembrava essere un bunker, con relativa stradina bianca di accesso. Immancabilmente, Florin esprime il desiderio di andare a vederlo: strano! Scherzi a parte, un segnale ci impedisce l’accesso alla stradina: divieto di accesso eccetto frontisti e mezzi agricoli. Ora, frontisti non se ne parla, mezzi agricoli…potremmo anche esserlo, così Florin propone di ripetere la visitaa bordo di una trattore (…). Purtroppo per questa volta non ce la facciamo a procurarci un mezzo agricolo in tempo, così prendiamo la via di casa.
Al prossimo appuntamento con il trattore sul lato oscuro della luna!
Questa volta ci siamo lanciati a capofitto nella val Tagliamento. Scopo principe: osservare i lavori che si stanno portando avanti a Socchieve per realizzare il nuovo passante sulla strada statale, che taglierà l’attuale tratto che va da Socchieve all’incrocio per Viaso. A bordo dell’anonimo “Doblanco” (in contrapposizione al “Doblù”, come l’ha chiamato Florin) abbiamo costeggiato tutto il tratto interessato dai lavori, da Enemonzo in poi, osservando con curiosità gli operai ed i mezzi al lavoro, che a loro volta hanno osservato noi con la medesima curiosità.
Abbiamo poi proseguito verso Mediis, e da qui abbiamo deciso di risalire verso Dilignidis e poi Feltrone: come sempre non ci siamo fatti notare per nulla dagli indigeni che erano intenti nei loro lavoretti quotidiani. Nessuno sguardo verso il Doblanco ed i suoi tragici occupanti, anzi, totale indifferenza. Dopo questa colossale, mostruosa balla, possiamo proseguire con la nostra storia.
Arrivati a Feltrone, siamo andati avanti lungo il nastro d’asfalto, arrivando ad un pianetto che ci ha offerto una magnifica vista nella splendida mattinata di sole.
![]() |
La vista di prima con Florin |
![]() |
Vista dalla periferia di Feltrone |
Il tempo di scattare due foto e poi via, di nuovo seguendo la strada, senza fretta: qualche chilometro in una discesa rompicollo e…cucù! Eccoci di nuovo ad Enemonzo!
Poi una nuova curiosità ci prende: chissà se la fine dell’inverno ha già provveduto a liberare la strada della val di Preone…andiamo a vedere!
Purtroppo però, come era prevedibile, la neve non aveva ancora ceduto il passo, e così abbiamo girato il Doblanco e ripreso la via di casa. Poco prima di arrivare a Preone però, l’occhio cade su quello che sembrava essere un bunker, con relativa stradina bianca di accesso. Immancabilmente, Florin esprime il desiderio di andare a vederlo: strano! Scherzi a parte, un segnale ci impedisce l’accesso alla stradina: divieto di accesso eccetto frontisti e mezzi agricoli. Ora, frontisti non se ne parla, mezzi agricoli…potremmo anche esserlo, così Florin propone di ripetere la visitaa bordo di una trattore (…). Purtroppo per questa volta non ce la facciamo a procurarci un mezzo agricolo in tempo, così prendiamo la via di casa.
Al prossimo appuntamento con il trattore sul lato oscuro della luna!
Pracastello!
Ciao mandi salve! Eccoci ancora a raccontare la nostra ultima esperienza, questa volta tutta tolmezzina: troppa fatica andare un po’ più lontano!
E così abbiamo optato per una capatina veloce in Pracastello, sopra Tolmezzo, per far osservare a Florin la cittadina dall’alto, ed un posto che non aveva ancora visitato. L’ascesa è stata facile, passando accanto alla vecchia casa Linussio, commentando le opere di ristrutturazione delle mura in sassi che conducono a Pracastello e la qualità dei lavori. Poi la tappa comoda sulla “terrazza” che dà su Tolmezzo per le solite foto di rito e per osservare fantomatici bunker sparsi qua e là sulle montagne.
Un riposino ancora e poi discesa verso Tolmezzo, per capire come vanno i lavori di rifacimento della roggia che stanno stravolgendo il traffico e creano qualche disagio.
Poi, dopo una passeggiata tonificante, siamo tornati alla macchina per riprendere la via di casa.
Alla prossima avventura, che promettiamo essere molto più movimentata!
E così abbiamo optato per una capatina veloce in Pracastello, sopra Tolmezzo, per far osservare a Florin la cittadina dall’alto, ed un posto che non aveva ancora visitato. L’ascesa è stata facile, passando accanto alla vecchia casa Linussio, commentando le opere di ristrutturazione delle mura in sassi che conducono a Pracastello e la qualità dei lavori. Poi la tappa comoda sulla “terrazza” che dà su Tolmezzo per le solite foto di rito e per osservare fantomatici bunker sparsi qua e là sulle montagne.
![]() |
Florin con alle spalle i resti del castello |
![]() |
Tolmezzo - Veduta |
Un riposino ancora e poi discesa verso Tolmezzo, per capire come vanno i lavori di rifacimento della roggia che stanno stravolgendo il traffico e creano qualche disagio.
Poi, dopo una passeggiata tonificante, siamo tornati alla macchina per riprendere la via di casa.
Alla prossima avventura, che promettiamo essere molto più movimentata!
lunedì 28 febbraio 2011
Eravamo sei amici al bar (ma poi siamo rimasti quattro)
“Questa strada è troppo stretta per il trattore”, la solita constatazione di Florin davanti a strade pericolose. Perché anche questa volta ci siamo spinti in luoghi reconditi ed inesplorati. L‘idea di questa gita in gruppo è nata dai ragazzi del l’Itaca, Matteo e Erica, dopo che ci siamo conosciuti al Tiliy’s, insieme a Manuela, Gabri e Iuri. Quei furbi di Gabriele e Iuri ci hanno abbandonato per la loro meta privata, privandoci per l’ennesima volta della loro soave presenza, mentre noi (l’eroica Manuela , Erica, Florin e Matteo) a bordo del potentissimo furgone Itaca colorato di fiori di florin fiorello (l’amore è bello), ci siamo diretti verso “Gnaustock”, per mettere Manuela e Florin fiorello a bagno nelle chiare (!), fresche (questo sì) et dolci (mah..) acque del lago di Verzegnis. Purtroppo però la presenza di testimoni ha impedito di compiere il diabolico piano: ci siamo quindi limitati a pescare due trote con il canotto di Florin.
Una veduta del lago |
Il ponte sullo stretto... |
Tra un tuffo e l’altro il tempo è passato, con le esilaranti battute della mitica amica Manuela, che hanno fatto ridere anche la diga (a causa delle risate è stato segnalato un cedimento della struttura). Non contenti di aver attraversato il lungo ponte sul lago, abbiamo pensato di andare a vedere da vicino la diga; purtroppo però il tom-tom, installato ovviamente di serie sul mitico furgone, non ha trovato la via giusta e siamo finiti in una strada senza uscita (e senza parole, brava Manu). Con l’aiuto di un villico di passaggio, senza troppi danni abbiamo girato e abbandonato in mezzo alla strada il furgone, per poterci incamminare per un lungo e tortuoso sentiero. Dopo 25 metri siamo giunti alla meta. Siamo arrivati in un bel prato, con un rustico stavolo ben curato, che ci ha conquistato il cuore, tanto da costringerci a fare un autoscatto alle montagne innevate.
Il rustico stavolo ben curato |
Dopo di che ci siamo di nuovo imbarcati sul furgone a pois, che ci ha portato (tra gli sguardi attoniti degli abitanti indigeni) a scoprire il mondo che và da Chiaicis a Invillino, dove con grande sorpresa ci siamo imbattuti nella troupe cinematografica che Florin e Matteo avevano inutilmente cercato per le strade di Pani. Destino infingardo. Abbiamo quindi ripreso la via per Tolmezzo, dove ci siamo salutati carichi di buoni propositi per nuove escursioni.
Alla prossima puntata!
P.s.: ma sulle montagne c’era la neve...
Alla prossima puntata!
P.s.: ma sulle montagne c’era la neve...
P.p.s.: alcuni passaggi sono frutto di pura fantasia!
lunedì 21 febbraio 2011
Due in una!
Questa volta riassumiamo in un solo post due allegre uscite: una che ci ha portato fino in Pani (fermati solo dalla neve), l'altra che ci ha visti ascendere fino alla Pieve di San Pietro a Zuglio (patria carnica di Florin, giocava in casa).
La gita in Pani è nata per caso, con l'idea di andare a vedere il luogo in cui si stà girando un film sulla seconda guerra mondiale; il tempo inclemente però ci ha costretto a recedere dalla nostra iniziativa, a causa della neve che cominciava a scendere copiosa sulla strada.
Nonostante ciò, abbiamo comunque fatto un bel giro, vedendo strade non ancora percorse: da Muina siamo andati verso Raveo, lungo la strada inugurata pochi anni fà, da Raveo abbiamo proseguito verso Colza di Enemonzo, per procedere poi alla volta di Pani... niente orsi, ma nemmeno le troupe cinematografiche che speravamo di trovare...
Non eravamo ancora giunti a destinazione che la neve cominciava ad attecchire sull'asfalto della tortuosa stradina montana; a scanso di pericoli, abbiamo girato la macchina e siamo tornati indietro.
Una volta tornati a Colza, siamo andati avanti verso Enemonzo, e da qui in un attimo a Villa Santina per poi tornare a Zuglio, sacra dimora del buon Florin (che qualche giorno dopo non avviserà Giona e Thomas, che lo aspettavano, della sua assenza...ahi ahi ahi...).
La gita in Pani è nata per caso, con l'idea di andare a vedere il luogo in cui si stà girando un film sulla seconda guerra mondiale; il tempo inclemente però ci ha costretto a recedere dalla nostra iniziativa, a causa della neve che cominciava a scendere copiosa sulla strada.
Nonostante ciò, abbiamo comunque fatto un bel giro, vedendo strade non ancora percorse: da Muina siamo andati verso Raveo, lungo la strada inugurata pochi anni fà, da Raveo abbiamo proseguito verso Colza di Enemonzo, per procedere poi alla volta di Pani... niente orsi, ma nemmeno le troupe cinematografiche che speravamo di trovare...
Non eravamo ancora giunti a destinazione che la neve cominciava ad attecchire sull'asfalto della tortuosa stradina montana; a scanso di pericoli, abbiamo girato la macchina e siamo tornati indietro.
![]() |
Al minimo accenno di bianco sulla strada, coraggiosamente abbandonammo |
Pochi giorni dopo invece, i nostri eroi, che guardacaso siamo noi stessi, hanno preso la direzione di San Pietro: non stiamo parlando di morti improvvise e cancelli del Paradiso, ma della Pieve madre della Carnia.
Con il fido Scudo, che a un certo punto aveva le spie impazzite, siamo arrivati fino a Cougnes, dove si trova l'osservatorio astronomico. Lasciato il potente mezzo, siamo andati verso la chiesa: qui abbiamo trovato alcuni operai intenti nella posa di cavi elettrici, sdraiati in mezzo alle tombe e dediti a improperi poco consoni al luogo. ![]() |
San Pietro da vicino |
![]() |
San Pietro da Cougnes |
![]() |
La valle del But verso sud |
Il tempo di scattare qualche foto ricordo ed eccoci di nuovo in sella all'azzurro destriero Fiat, pronti al rientro a fondovalle ed a scrivere qui il resoconto che avete appena letto. Peccato che ci abbiano chiusi fuori dall'ufficio e ci siamo dovuti rifugiare in un internet point...pazienza, paga Florin.
Augh!
lunedì 14 febbraio 2011
Ovaro e la strada perduta
Questa volta ci siamo lanciati in Val di Gorto, per vedere con i nostri occhi gli effetti della frana che ha colpito la strada che da Ovaro porta a Comeglians. i massi erano gia stati rimossi, ma da luincis abbiamo potuto vedere la zona da cui si è staccata la frana.
La montagna da cui si è staccata la frana sopra la strada e Florin sullo sfondo della frana
L'altezza da cui sono partiti gli enormi macigni, che per fortuna non hanno travolto persone o automobili in transito, era impressionante, anche se il nostro punto di osservazione era piuttosto lontano.
Poi ci siamo fermati a vedere lo sbarramento sul Degano che rifornisce d'acqua la cartiera di Ovaro. Florin sosteneva che nei "gabbiotti" vicino alla diga ci fossero le turbine per generare elettricità, prima di rendersi conto a sua volta che c'era solo un canale che portava acqua per la lavorazione alla fabbrica.
Poi, proseguendo per Cella ed Agrons, siamo siamo arrivati alla Pieve di Gorto, che domina la vallata. Lì abbiamo visto il cimitero, l'antica chiesa ed un rio senz'acqua nel fondovalle. Florin ha anche imparato la funzione originale delle pievi: punti di osservazione durante l'epoca dell'impero romano.
La pieve con il cimitero circostante
Dopo aver imparato la lezione di storia in cima alla montagna, abbiamo ripreso la strada (troppo stretta secondo Florin, perchè non si passava con due trattori) fino ad arrivare all'abitato di Muina. Da qui siamo tornati alla strada statale ed abbiamo preso la via di casa.
Ci siamo divertiti a vedere la casa mezza crollata per la frana, la strada interrotta ed il fiume senz'acqua. La prossima volta speriamo di vedere di peggio! Scherzi a parte, complice anche il bel tempo è stata una bella uscita.
Aspettiamo però sempre il contributo di Thomas, Gabriele, Giona ed i loro baldi amici per rimpolpare il blog!
Alla prossima puntata delle folli avventure Florin di Zuglio (disarmato)!
Iscriviti a:
Post (Atom)