Questa volta siamo in compagnia di Gabriele e Iuri, e vista la bella giornata e l'imminente passaggio del Giro d'Italia, decidiamo di provare a percorrere la panoramica delle vette, risalendo da Tualis e scendendo a Ravascletto. Lungo la strada incrociamo diversi lavori in corso per permettere il regolare passaggio del Giro. Superato Tualis però, la strada è quasi subito interrotta. Veniamo a sapere che un motociclista tedesco era caduto sulle reti di protezione, e per evitare nuovi incidenti la strada è stata chiusa. Giriamo quindi la macchina e torniamo giù per andare a mangiare un gelato, non prima però di aver fatto una foto a Florin e Iuri con il pupazzo del Giro appeso ad un albero.
Sicuramente ci riproveremo!
lunedì 30 maggio 2011
Sulla diga di Sauris!
Eccoci qui, vivi e vegeti e più arzilli che mai, a raccontare della gita che abbiamo fatto per ammirare la superba diga di Sauris.
A bordo del mitico Scudo, risaliamo la val Tagliamento fino ad Ampezzo, per poi infilare la val Lumiei in direzione del paese dello speck e della birra affumicata. La stretta strada consiglia prudenza, il caldo sole primaverile invoglia ad abbassare i finestrini e godersi il paesaggio con un po' di vento tra i capelli.
Superiamo le molte gallerie tipiche, con pavimentazione in porfido, fino a superare quella che si apre sulla diga, con vista sul lago. Notiamo subito che il livello dell'acqua è decisamente basso, probabilmente per pochi metri d'acqua non riusciamo a vedere il campanile del vecchio paesino, sommerso più di sessant'anni fà per lasciar posto alle acque.
Guardare giù dalla parte opposta della diga toglie il fiato, la forra del Lumiei è molto profonda, tanto da far fatica a distinguerne il fondo. Ci viene alla mente che prima della costruzione della tristemente famosa diga del Vajont (figlia dello stesso ingegnere, Carlo Semenza), era questa la diga più grande d'Italia e forse d'Europa. La scritta sulla galleria dalla parte opposta della diga ci suggerisce l'anno di costruzione: 1942.


Dopo le foto imbocchiamo la galleria dalla parte opposta della diga, lungo la strada che ci porterà al passo Pura, e da lì giù in picchiata verso il fondovalle.
Incrociamo la strada statale all'altezza dell'albergo Pura, e in pochi minuti siamo di nuovo ad Ampezzo, da dove era iniziata la nostra gita in val Lumiei.
A bordo del mitico Scudo, risaliamo la val Tagliamento fino ad Ampezzo, per poi infilare la val Lumiei in direzione del paese dello speck e della birra affumicata. La stretta strada consiglia prudenza, il caldo sole primaverile invoglia ad abbassare i finestrini e godersi il paesaggio con un po' di vento tra i capelli.
Superiamo le molte gallerie tipiche, con pavimentazione in porfido, fino a superare quella che si apre sulla diga, con vista sul lago. Notiamo subito che il livello dell'acqua è decisamente basso, probabilmente per pochi metri d'acqua non riusciamo a vedere il campanile del vecchio paesino, sommerso più di sessant'anni fà per lasciar posto alle acque.
Guardare giù dalla parte opposta della diga toglie il fiato, la forra del Lumiei è molto profonda, tanto da far fatica a distinguerne il fondo. Ci viene alla mente che prima della costruzione della tristemente famosa diga del Vajont (figlia dello stesso ingegnere, Carlo Semenza), era questa la diga più grande d'Italia e forse d'Europa. La scritta sulla galleria dalla parte opposta della diga ci suggerisce l'anno di costruzione: 1942.


Dopo le foto imbocchiamo la galleria dalla parte opposta della diga, lungo la strada che ci porterà al passo Pura, e da lì giù in picchiata verso il fondovalle.
Incrociamo la strada statale all'altezza dell'albergo Pura, e in pochi minuti siamo di nuovo ad Ampezzo, da dove era iniziata la nostra gita in val Lumiei.
giovedì 19 maggio 2011
La pieve più vicina arriva quasi alla fine...
Dopo aver per lungo tempo rimandato la visita, ci siamo finalmente decisi a fare una scappata alla pieve di Santa Maria Oltre But, o pieve di Caneva come molti la conoscono.
Non c'è molto da dire, se non che gli alberi non curati cresciuti sul pendio ostacolano la vista: anche qui il solito problema dell'abbandono dei pascoli a dare al paesaggio un aspetto poco curato con alberi cresciuti selvaggiamente un po' dovunque.
Ciò non ci ha impedito ovviamente di fare le nostre solite foto, favorite dal tempo nuvoloso che come sempre dà la luce migliore per le immagini.
Dopo aver visitato accuratamente il cimitero, leggendo tutti i nomi o quasi, abbandoniamo il sito e torniamo a valle.
Un'altra fase dell'operazione "Giro delle pievi" è completata.
Non c'è molto da dire, se non che gli alberi non curati cresciuti sul pendio ostacolano la vista: anche qui il solito problema dell'abbandono dei pascoli a dare al paesaggio un aspetto poco curato con alberi cresciuti selvaggiamente un po' dovunque.
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Ciò non ci ha impedito ovviamente di fare le nostre solite foto, favorite dal tempo nuvoloso che come sempre dà la luce migliore per le immagini.
Dopo aver visitato accuratamente il cimitero, leggendo tutti i nomi o quasi, abbandoniamo il sito e torniamo a valle.
Un'altra fase dell'operazione "Giro delle pievi" è completata.
A Rigolato per vie traverse...
Questa volta il destino ci ha condotti in un'esplorazione non molto lunga, ma di certo non semplice per le erte, irte e deserte vie di Carnia. Oggetto della nostra indagine non a norma sulla condizione delle strade locali è stato il collegamento tra i comuni di Comeglians e Rigolato, ma non per la via tradizionale, bensì passando per Calgaretto e Valpicetto.
E così, a bordo del Doblanco, ci siamo diretti verso Comeglians e poco l'abitato abbiamo abbandonato la statale per svoltare a sinistra verso Runchia e Calgaretto. Abbiamo approfittato della vicinanza della chiesa per aggiungere una crocetta al nostro giro delle Pievi.
In breve siamo giunti all'abitato di Runchia, abbarbicato lungo la strada tortuosa, e dopo un altro breve tratto di strada siamo giunti a Calgaretto.
Da qua l'esplorazione è entrata nel vivo, lungo una stretta lingua d'asfalto usurato che ci ha portato attraverso una bella valle, con molti stavoli in fase di ristrutturazione e altri già ristrutturati.
Dopo alcuni incroci pericolosi con un paio di macchine incredibilmente transitanti in senso opposto, siamo arrivati in vista di Valpicetto, in comune di Rigolato. La nostra avventura si era conclusa positivamente, ed eravamo ritornati alla civiltà. Così, dopo un breve passaggio per la piazza di Rigolato, abbiamo ripreso la strada di casa, questa volta la statale, e siamo rientrati alla base.
E così, a bordo del Doblanco, ci siamo diretti verso Comeglians e poco l'abitato abbiamo abbandonato la statale per svoltare a sinistra verso Runchia e Calgaretto. Abbiamo approfittato della vicinanza della chiesa per aggiungere una crocetta al nostro giro delle Pievi.
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Comeglians visto dalla chiesa |
Da qua l'esplorazione è entrata nel vivo, lungo una stretta lingua d'asfalto usurato che ci ha portato attraverso una bella valle, con molti stavoli in fase di ristrutturazione e altri già ristrutturati.
Dopo alcuni incroci pericolosi con un paio di macchine incredibilmente transitanti in senso opposto, siamo arrivati in vista di Valpicetto, in comune di Rigolato. La nostra avventura si era conclusa positivamente, ed eravamo ritornati alla civiltà. Così, dopo un breve passaggio per la piazza di Rigolato, abbiamo ripreso la strada di casa, questa volta la statale, e siamo rientrati alla base.
lunedì 16 maggio 2011
Incontro con l'associazione C.I.S.D.A.
Oggi c' è stato un incontro a scuola con la associazione C.I.S.D.A.: è stato fatto un lavoro di gruppo e dall'attività dei quattro gruppi di ragazzi sono emersi quattro racconti che vogliamo condividere con voi.
"Un tempo Kabul era una bella città, tanti turisti la potevano ammirare durante i loro viaggi in Oriente. dopo trent'anni di guerra, la capitale dell' Afghanistan è un cumulo di macerie. La famiglia di Maryam, una bambina di sette anni, è dovuta fuggire per salvarsi. Non hanno più la casa, il lavoro... e niente da mangiare. Dopo tante peripezie sono giunti in Italia. Vogliono ottenere il permesso di soggiorno e abitare regolarmente in Italia. Arrivati in Italia si recano in questura, purtroppo devono attendere per i documenti. Senza una casa chiedono aiuto a un'associazione, che dà loro una sistemazione temporanea. Nel frattempo cercano un' occupazione lavorativa e iniziano ad imparare la lingua italiana. Ottenuti i documenti e una sistemazione lavorativa riescono a racimolare denaro a sufficienza per potersi permettere un appartamento e condurre una vita dignitosa e dare un' educazione scolastica alla bambina".
"Said è il più grande amico di Omar. La famiglia di Omar appartiene all'etnia Pashtun, quella di Said è Hazara. Questi ultimi sono spesso vittime di discrimizioni da parte della gente perchè si dice che siano dei poveracci, ladri, servi. Un giorno i due amici litigano e Omar insulta l'amico dicendogli: "sporco Hazara!". Nasce una zuffa. Da quel giorno il padre di Omar vieta a suo figlio di giocare con Said dicendo: "Non c'è da fidarsi di quella gente!". Omar, nonostante i divieti del padre, continua la conoscenza e l'amicizia con Said, uscendo di nascosto. Insieme entrambi convincono il padre che Said è una brava persona anche se Hazara".
"Fariya ha 17 anni, fino a ieri frequentava la scuola per diventare infermiera. Da oggi una legge emanata dal governo, appellandosi alla Shari'a, vieta alle donne di studiare ed alle bambine di andare a scuola. Fariya desidera diventare infermiera, per aiutare il suo popolo devastato da tanti anni di guerra. Ci sono tante ragazze che frequentano la scuola che non sono d'accordo ed anche i loro compagni di scuola non accettano questa situazione. Perciò decidono di ribellarsi con il governo, ma invano".
"Malika è una bambina di tre anni che vive in un campo profughi di Herat. Nel campo non ci sono l'acqua potabile, servizi igienici, fognature. Malika spesso si ammala, ma non c'è un medico nè un ospedale. La popolazione è stanca e vuole cambiare la propria situazione. Intervengono i "Medici senza Frontiere", costruendo tende ospedaliere e sale operatorie, con attrezzature mediche e con possibilità di soccorso. Costruiscono un pozzo vicino agli edifici di compensato in modo da portare acqua potabile alle famiglie, aiutati dalla popolazione. Interviene poi l'ONU, portando servizi igienici e sanitari e soddisfando i bisogni di vestiario della popolazione".
"Un tempo Kabul era una bella città, tanti turisti la potevano ammirare durante i loro viaggi in Oriente. dopo trent'anni di guerra, la capitale dell' Afghanistan è un cumulo di macerie. La famiglia di Maryam, una bambina di sette anni, è dovuta fuggire per salvarsi. Non hanno più la casa, il lavoro... e niente da mangiare. Dopo tante peripezie sono giunti in Italia. Vogliono ottenere il permesso di soggiorno e abitare regolarmente in Italia. Arrivati in Italia si recano in questura, purtroppo devono attendere per i documenti. Senza una casa chiedono aiuto a un'associazione, che dà loro una sistemazione temporanea. Nel frattempo cercano un' occupazione lavorativa e iniziano ad imparare la lingua italiana. Ottenuti i documenti e una sistemazione lavorativa riescono a racimolare denaro a sufficienza per potersi permettere un appartamento e condurre una vita dignitosa e dare un' educazione scolastica alla bambina".
"Said è il più grande amico di Omar. La famiglia di Omar appartiene all'etnia Pashtun, quella di Said è Hazara. Questi ultimi sono spesso vittime di discrimizioni da parte della gente perchè si dice che siano dei poveracci, ladri, servi. Un giorno i due amici litigano e Omar insulta l'amico dicendogli: "sporco Hazara!". Nasce una zuffa. Da quel giorno il padre di Omar vieta a suo figlio di giocare con Said dicendo: "Non c'è da fidarsi di quella gente!". Omar, nonostante i divieti del padre, continua la conoscenza e l'amicizia con Said, uscendo di nascosto. Insieme entrambi convincono il padre che Said è una brava persona anche se Hazara".
"Fariya ha 17 anni, fino a ieri frequentava la scuola per diventare infermiera. Da oggi una legge emanata dal governo, appellandosi alla Shari'a, vieta alle donne di studiare ed alle bambine di andare a scuola. Fariya desidera diventare infermiera, per aiutare il suo popolo devastato da tanti anni di guerra. Ci sono tante ragazze che frequentano la scuola che non sono d'accordo ed anche i loro compagni di scuola non accettano questa situazione. Perciò decidono di ribellarsi con il governo, ma invano".
"Malika è una bambina di tre anni che vive in un campo profughi di Herat. Nel campo non ci sono l'acqua potabile, servizi igienici, fognature. Malika spesso si ammala, ma non c'è un medico nè un ospedale. La popolazione è stanca e vuole cambiare la propria situazione. Intervengono i "Medici senza Frontiere", costruendo tende ospedaliere e sale operatorie, con attrezzature mediche e con possibilità di soccorso. Costruiscono un pozzo vicino agli edifici di compensato in modo da portare acqua potabile alle famiglie, aiutati dalla popolazione. Interviene poi l'ONU, portando servizi igienici e sanitari e soddisfando i bisogni di vestiario della popolazione".
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